giovedì 12 novembre 2009

UNA VICENDA ITALIANA


Alcuni spunti di riflessione che partono dalle vicende dell’azienda Eutelia, che un recente inquietante episodio ha portato all’attenzione dei media.

Il 10-Nov, martedì scorso, i mezzi di informazione a livello nazionale hanno riportato la notizia del tentativo di un imprenditore, oggi consigliere della Società e che ne aveva ricoperto la funzione di Amministratore Delegato, di interrompere un presidio pacifico della sede da parte dei lavoratori, con metodi che, oltre a riportarci indietro negli anni, colpiscono le basi su cui si poggia un paese che si definisce democratico. La notizia, subito rimbalzata sui principali giornali, radio e TG nazionali, così come nel mondo politico e sindacale, dando vita a conferenze stampa, (due nella sola giornata del 10) interrogazioni e dibattiti parlamentari, è diventata la “notizia del giorno”, assumendo quel tono sensazionalistico che, a prescindere dal contenuto, vale per quanto rumore riesce a fare. Ma in questo spazio non è la notizia in quanto tale che mi interessa evidenziare, per quanto è bene sapere che “succede anche questo”, ma lo scenario in cui l’episodio si è svolto e che la notizia dell’”assalto” ha permesso di portare all’attenzione dei media. Il contesto è quello legato alle vicende della società Eutelia e delle sue “iniziative imprenditoriali” che, nel corso degli anni e valutate nel loro insieme, si rilevano per quello che sono: non un progetto “industriale” finalizzato a produrre beni o servizi utilizzando e facendo crescere le professionalità di cui si dispone, adottando logiche di investimento, mettendo in pratica idee innovative per aprire nuovi mercati, ma un progetto “finanziario”, dove il fine ultimo è quello di far sparire significative cifre di denaro a vantaggio di imprenditori senza scrupoli (per questo “profilo” è stato coniato il termine “PRENDITORI”, perché prendono e non danno), dove a pagare sono i lavoratori, con i loro stipendi non erogati, con i loro TFR che scompaiono, con la loro professionalità e dignità calpestata, e la collettività, sulla quale ricadono i costi di queste operazioni. Eutelia, in quanto azienda, a differenza di quanto viene percepito, non è una delle tante aziende colpite dalla crisi che colpisce tutto e tutti (ma dalla quale stiamo uscendo, ci raccontano), ma è una storia dai risvolti anche penali la cui valutazione, a seguito di esposti da parte dei sindacati e anche di alcuni dipendenti, spetta ora ad un giudice. Quello che è certo è che una gestione, non certo imprenditoriale, ha messo in crisi le numerose importanti commesse, la maggior parte delle quali con enti pubblici, e i potenziali sviluppi, per presentare un quadro di crisi teso a mascherare altre manovre.

Ma perché parlarne in uno spazio che dovrebbe ospitare temi locali al territorio di Oriolo? Perché ritengo che dall’intera vicenda, che per la cronaca conosco bene essendo io un dipendente Eutelia (per chi conosce i dettagli della storia dovrei dire Ex-Eutelia o Agile, ma qui a poco importanza), si possono estrapolare dei punti di discussione che, da un carattere generale, potrebbero o dovrebbero essere oggetto di un dibattito, valutazione e caratterizzazione anche a livello locale, se veramente vogliamo che le cose cambino. Provo ad elencarli limitando al minimo i commenti per non occupare molto spazio:

A ) La relativa facilità con cui si riesce a “smontare” una realtà industriale importante, fatta di professionalità, competenze e valore, grazie anche ad un atteggiamento delle istituzioni poco incline a pensare in termini “strategici/progettuali”, ma più in termini “tattici”

B) Un atteggiamento delle istituzioni (governo e ministeri) che dovrebbe essere mirato a ri-costruire, quando ci sono le condizioni, piuttosto che a pensare ad “atterraggi morbidi”, o che non è sufficiente incisivo di fronte ad un evidente atteggiamento arrogante di qualcuno che si spaccia per imprenditore

C) Una completa mancanza di rispetto di valori come l’etica o la morale, spesso evocati, ma altrettanto spesso ignorati quando si tratta di raggiungere i propri interessi, anche se a pagare sono famiglie di lavoratori onesti.

D) Un uso distorto dei mezzi di informazione, che, come detto sopra, valutano l’importanza della notizia per il rumore che comporta in senso mediatico, non per la notizia in sè: prima dell’”incursione” di “Capitan Uncino” di due giorni fa, tutti i tentativi fatti per rendere visibile la vicenda Eutelia sui media nazionali si sono infranti contro un muro, mentre dopo è stata una visita continua di telecamere, microfoni, taccuini; prima dell’”incursione” pochi sapevano che 1.200 dipendenti si sarebbero trovati senza lavoro da Gen-10 e quei pochi pensavano fosse uno degli effetti della crisi. Persino “AnnoZero”, che ha sempre dato priorità ad altro che alle vicende dei lavoratori Eutelia, ieri pomeriggio ieri nella sede di V. Bona in Roma.

E) Una (forse) eccessiva politicizzazione della vicenda: nelle foto o nelle immagini che sono passate in questi giorni è evidente la prevalenza del colore rosso delle bandiere e della sigla sindacale che rappresentato, così come, nei primi giorni dell’occupazione, c’è stata la piena solidarietà di esponenti di rilievo di partiti che, grossolanamente, si possono etichettare come dell’opposizione e nessuno della maggioranza di governo. E’ ovvio, questo va bene per creare il giusto livello di attenzione, ma la vicenda industriale e sociale che si vuole portare all’attenzione non ha una connotazione politica, è una drammatica realtà che tocca dei lavoratori e le rispettive famiglie. Dopo l’”incursione” nessun esponente del governo o anche dei partiti che lo supportano ha fatto dichiarazioni come ci si aspettava, visto che l’episodio non è legato ad una corrente politica ma tocca i fondamenti di uno stato democratico e questo, non potrebbe dipendere dal “colore” dei filmati, fermo restando l’obbligo delle istituzioni di intervenire ?

Se è vero che ogni storia, anche la più tragica, deve essere un insegnamento per un continuo miglioramento, il “caso” Eutelia non deve morire nel silenzio assordante dei mezzi di comunicazioni o in qualche delibera ministeriale che chiude la vicenda appiattendo il tutto su un aiuto economico (ammortizzatori sociali), ma deve servire ad evitare che casi analoghi si ripetano, oltre che far rinascere una realtà professionale che può giocare un ruolo importante nello sviluppo, ovviamente sostenibile. E così anche il dibattito locale sui punti che ho elencato, e su tanti altri che questa vicenda si porta dietro, è utile per creare una coscienza che, partendo dal basso, necessariamente si trasferisce verso l’alto. Sarà un mio “pallino“, ma se vogliamo che le cose cambino realmente è dalle piccole realtà che bisogna partire.

Grazie.

Un saluto.

(Per chi vuole approfondire la questione Eutelia può andare sul sito www.eulav.net (FIOM-CGIL), dove c’è un day-by-day, ma c’è anche un dossier molto corposo da consultare, oltre che, ovviamente, chiedere direttamente a me)

Gizzi Cesare

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