domenica 8 novembre 2009

Barriere che cadono


Il superamento di certe barriere come un segnale di “deriva” dei comportamenti

Il 9 Novembre sono trascorsi 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, una delle manifestazioni più tangibili della contrapposizione tra "Est" ed "Ovest", ossia tra il blocco Sovietico e quello Atlantico, dopo la fine della 2° guerra mondiale. Ricordo bene quei giorni, ricordo soprattutto la carica emotiva vissuta attraverso i giornali e la televisione, la felicità delle persone che finalmente potevano attraversare quel muro senza rischiare di essere arrestate o uccise, i giovani, i moltissimi giovani, se pur cresciuti con quel muro, che non potevano trattenere quella gioia che solo una conquistata libertà è capace di trasmettere. Il crollo del muro non fu soltanto l'abbattimento di una barriera che aveva diviso in due parti la citta di Berlino, ma con esso, con la sua fine, si chiuse quel periodo che passò poi alla storia come "guerra fredda" e si aprì una nuovo dialogo tra i due blocchi politici, anche se, come è immaginabile, la caduta del muro segnò soltanto un momento in un processo di distensione che erà già avviato e che, ad oggi, non si è ancora concluso.

Ma se oggi, la caduta di quel muro viene vista come un enorme passo avanti per l'umanità, in questi anni stiamo assistendo alla caduta di altri muri, non fatti di mattoni, cemento, filo spinato e telecamere, ma comunque invalicalibili, o quantomeno così ci piace pensare. La caduta di questi muri, a differenza di quello che è accaduto per il muro di Berlino, non rappresenta un motivo di gioa, non è una conquistata libertà, ma è piuttosto un pericoloso segnale di "deriva" del comportamento umano, che investe direttamente la sfera della convivenza e del reciproco rispetto. Mi riferisco a quelle barriere mentali che chiamiamo "etica", "morale", che difficilmente sottostanno a leggi scritte, che, altrettanto difficilmente, si possono valutare secondo i comuni criteri di giudizio, ma che pure costituiscono degli importanti punti di riferimento, al punto che tendiamo a valutare le qualità di una persona anche sulla base di questi valori, salvo poi ignorarli quando la loro presenza è di impedimento ad un nostro obiettivo personale.

Tendono a superare queste barriere rappresentati della classe politica, ai quali, attraverso il voto dei cittadini, è stata data fiducia e anche un mandato per amministrare dei beni comuni, e che, nel puro interesse personale o per favorire altre persone, confondono i confini della vita privata con quella pubblica o, per essere più precisi, condizionano le scelte pubbliche ai fatti privati. Così come, restando nel campo della politica, questi limiti vengono ignorati da chi si trova a proporre e giudicare leggi, anche se sottoposto a giudizio, giustificando il fatto che è stato regolarmente eletto, ma senza minimamente porsi il problema che proprio la sua candidatura equivale ad ignorare dei principi morali.

Tendono a superare queste barriere certi "imprenditori", ma il termine non è appropriato perchè stona completamente all'interno della categoria dei veri imprenditori, che non si fanno scrupoli a rilevare aziende in difficoltà che, una volta svuotate di tutti i crediti e senza aver minimamente avviato un processo di risanamento, si "liberano" dei dipendenti dichiarandoli in eccesso in nome della crisi che colpisce tutto e tutti, mettendo in mezzo alla strada migliaia di famiglie e, di fatto, scaricando i costi delle loro azioni sull'interà collettività.

Tendono infine a superare le barriere di etica e morale quei cittadini che vedono il "fine" della pubblica amministrazione come arricchimento personale e non come una equa condivisione del bene pubblico, alla ricerca di un comune benessere nel rispetto degli altri e dell'ambiente. Lo fanno anche quando non accettano l'idea di limitare la propria libertà quando questa distrugge quella degli altri e quando, quell'amministratore che vuole fare il suo dovere in quanto consapevole della grossa responsabilità che si è assunto, intende imporre delle regole a tutela della libertà di tutti.

E allora, da dove bisogna partire perchè certi valori tornino a rappresentare un limite invalicabile?

Bisogna ripartire dalle piccole realtà territoriali, dai piccoli Comuni, dove gli effetti di una gestione attenta e rispettosa dell'ambiente è facilmente "misurabile", dove le relazioni sociali hanno un valore e per questo vanno incoraggiate, dove l'attaccamento al territorio e alla sua salvaguardia per le generazioni future è fortemente sentito perchè "vissuto", dove la partecipazione del cittadino e' uno dei cardini fondamentali, così come la trasparenza delle amministrazioni verso gli stessi cittadini, dove insomma tutto questo è realmente possibile. Basta volerlo.

Così come lo hanno voluto quei Comuni sparsi per l'Italia, dove il rispetto di certi valori è parte integrante delle loro scelte e delle iniziative che queste hanno poi comportato e dove i risultati di tali iniziative dà loro ragione. Il percorso che hanno intrapreso, pur non senza difficoltà, è qualcosa che dobbiamo guardare come al futuro possibile e non come l’eccezione o il caso particolare non replicabile, come invece vuol far credere chi ha ben chiari i vantaggi di una gestione delle risorse comuni “opaca” e non rispettosa dei valori. Quei Comuni, in definitiva, hanno fatto una cosa molto semplice: avendone ben chiaro il significato e del limite che rappresentano, ne hanno fatto delle solide fondamenta su cui appoggiare le scelte future.

Gizzi Cesare

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