sabato 7 luglio 2012

RICEVIAMO DA TUSCIAWEB E PUBBLICHIAMO UN ARTICOLO SU UNA FUORIUSCITA DAL PD VITERBESE


Politica - 55 iscritti criticano pesantemente i vertici del Pd, escono dal partito e annunciano la formazione di una lista civica
di Paola Pierdomenico






- ”Usciamo dal partito e faremo una lista civica”

55 iscritti del Pd escono dal partito stanchi e amareggiati da una dirigenza locale che non funziona, non ascolta e che spesso manca di rispetto. Una situazione insostenibile.

Gli ormai ex iscritti non ci stanno e si tirano fuori, nel corso di una conferenza nella sede del Pd in via Cardarelli. Non solo non rinnovano la tessera, ma addirittura si organizzano con una lista civica. Ancora non c’è un nome, ma di sicuro, come tengono a precisare, non ci saranno capi, segretari o presidenti.

Nel mirino dei “dissidenti” ci sono i vertici della dirigenza locale colpevoli di non considerare la base. “I responsabili del partito non ci ascoltano – dicono Franco Marinelli e Maria Immordino -. Ci mancano di rispetto. Non diciamo che le nostre idee debbano essere per forza realizzate, ma almeno ascoltate. Si fa scarsa attività e le riunioni spesso si svolgono anche in seguito ad autoconvocazione. Noi non siamo mai coinvolti nelle decisioni. Che ci stiamo a fare quindi?”.

Due esempi su tutto. “A una riunione dell’assemblea comunale si è deciso all’unanimità di aderire al referendum contro i vitalizi regionali. Dopo nemmeno dodici ore, dalla segreteria ci è arrivato un ordine contrario a quello approvato. Una segreteria non può azzerare un’assemblea comunale”.

Lo stesso anche in occasione della nomina del presidente dell’assemblea provinciale. “Mi sono permesso a più riprese di dire, anche al segretario provinciale, che l’elezione di Aldo Fabbrini non era valida – racconta Franco Marinelli -. In entrambi i casi non mi hanno minimamente considerato e anzi mi hanno riso in faccia“.

Per gli ex iscritti è intollerabile poi vedere sempre le solite facce. “Il partito è vecchio – affermano Marinelli e  Immordino -. Ci sono sempre le stesse persone e non c’è garanzia di rinnovamento anche perché spesso i giovani che vengono fatti entrare sono a immagine e somiglianza di chi ce li mette”.

Personaggi che stanno lì da anni ma che, per gli ex iscritti, non vivono davvero il partito. “Il 20 giugno scorso – racconta Marinelli – in occasione della giornata del rifugiato politico c’era una cerimonia in prefettura. Sono andato aspettandomi di trovare i vertici del mio schieramento. E invece non c’era nessuno. C’è scarso interesse per tutto, dagli scioperi della Cgil alle proteste degli infermieri che ci sono state di recente. Dove c’è da lottare dovrebbe esserci il Pd. Mi rendo conto che non è così“.

Pesantemente attaccato il segretario provinciale Andrea Egidi. “Gli contestiamo tutto – affermano -. Non fa niente. Non sappiamo se si guadagna lo stipendio che prende e come lui anche altri funzionari del partito”.

Dure le critiche anche per Ugo Sposetti e Alvaro Ricci
. “Contestiamo al gruppo consiliare in Comune, e in particolare a Sposetti e Ricci che sono i capi, il fatto che non intervengano per dire alla consigliera Coscarelli di farsi da parte. Non partecipa alle sedute del consiglio e non rinnova la tessera: come è possibile che resti lì?”.

Altro grave male del Pd sono le correnti. “Il partito continua a essere diviso e le poche iniziative sono seguite solo dalla parte che le organizza: quelli di Sposetti non vogliono stare con quelli di Parroncini e lo stesso vale per i Fioroniani. Ricordo che a una cena in favore di Noemi Parmegiani, la bambina di Tarquinia gravemente malata, sono state contattate le diverse anime del partito e non tutte sono venute. Siamo riusciti a dividerci anche su un tema così importante“.

Per loro dunque le divisioni del partito dipendono dai gradini più alti del potere. “Noi della base dialoghiamo e ci ritroviamo spesso a discutere. Lo stesso non si può dire ai livelli più alti”.

Il Pd dunque è vecchio nell’impostazione e nel linguaggio. Mancano soprattutto le proposte e le risposte. “Non ci sono idee capaci di far uscire il partito dalle secche in cui si trova. Il paese si aspetta delle azioni che non vengono fatte”.

Da qui l’amara decisione. “Abbiamo lottato fino all’ultimo per cambiare le cose. Non ci siamo riusciti e quindi non ha senso restare. Rimaniamo sempre di centrosinistra, ma usciamo dal partito perché questa dirigenza ci ha costretto a farlo“.

Un abbandono del Pd ma non della politica. “Realizzeremo le nostre idee non più all’interno di uno schieramento, ma in altri contesti. Vogliamo farlo coinvolgendo il maggior numero di persone senza che ci siano gerarchie, presidenti o segretari”.

Paola Pierdomenico

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