martedì 7 dicembre 2010

Arsenico, il rischio è provato


Rossella Anitori

VELENI. Il sindaco di Velletri vieta l’uso dell’acqua che esce dai rubinetti. Antonella Litta di Medici per l’ambiente risponde a Massimo Ottaviani dell’Iss: «Altro che deroghe. Bisogna intervenire in fretta».
L’acqua era talmente buona che hanno chiuso i rubinetti. Dopo Vitorchiano, in provincia di Viterbo, anche a Velletri è scattato l’allarme arsenico. Il sindaco, Fausto Servadio ha emesso un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua dei rubinetti: troppo alte le concentrazioni del famigerato arsenico, secondo le analisi della Asl effettuate a ottobre, con punte di oltre 70 microgrammi per litro. Tutto chiaro? Mica tanto. Nel balletto di cifre sull’acqua contaminata sono arrivate proprio ieri le ultimissime analsi dell’Acea Ato 2. Tutti i valori sarebberosotto i 20 microgrammi, meno quelli di un pozzo. Facile immaginare lo sconcerto dei cittadini, che da giorni attendono notizie certe, anche per quello che riguarda le possibili conseguenze sulla salute. L’Isde, la Società internazionale di medici per l’ambiente ha inviato una lettera alle principali istituzioni per fare luce sulla vicenda. Abbiamo intervistato la sua referente per l’Italia Antonella Litta.

Massimo Ottaviani dell’Istituto Superiore di Sanità ieri ha parlato a Terra di «allarmismo ingiustificato», dicendo che la Commissione europea avrebbe interpretato in maniera restrittiva i pareri scientifici e che in realtà non esisterebbe un rischio reale. Lei cosa ne pensa?
Che è solo l’opinione di Ottaviani. L’Unione europea è un’istituzione di grande autorevolezza e quel che ha deciso corrisponde a ciò che si conosce ormai da tempo. L’arsenico provoca il cancro e ha un azione di tipo tossico. È bene che le persone non siano esposte a questa sostanza. Soprattutto i bambini, a cui la Commissione europea fa esplicito riferimento.

Dunque il pericolo esiste.
C’è in gioco la salute di un milione di italiani, per non parlare di quella delle generazioni future. Perché l’arsenico indipendentemente dal quantitativo esercita un azione sul genoma umano, producendo alterazioni che si possono trasferire da una generazione all’altra. I dati sono estremamente preoccupanti e ci impongono di intervenire immediatamente. Per dare acqua pulita alle persone, in particolar modo ai bambini, e garantire che quella con cui si preparano gli alimenti sia esente dall’arsenico. È questo quello che chiede l’Europa, sulla base di un documentazione scientifica, immensa e obiettiva. Se una sostanza è cancerogena non ci sono dei quantitativi che fanno bene o quantitativi che non ci faranno stare male. Semplicemente non deve entrare in contatto con l’organismo umano.

Cosa dice l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro?
Lo Iarc classifica l’arsenico come un elemento cancerogeno certo.

Quali potrebbero essere le conseguenza di un’assunzione prolungata?
Sono centinaia gli studi che correlano l’esposizione all’arsenico a tutta una serie di patologie. Dovute non solo al quantitativo della sostanza che immettiamo nell’organismo bevendo, ma anche a quello contenuto in tutti gli alimenti preparati con quest’acqua.

E il resto della comunità scientifica?
L’esposizione cronica all’arsenico può causare l’insorgere di tumore al polmone, della vescica, della cute, del rene, del colon e anche del fegato. Ma non solo. Dalla documentazione scientifica internazionale emerge con sempre più evidenza che l’arsenico interferisce anche con il sistema endocrino. Può provocare ipertensione, problemi cardiovascolari, diabete di tipo 2 e disturbi neurocomportamentali, specie per l’esposizione della madre durante il periodo fetale. Non a caso dal 2001 l’Europa ha chiesto all’Italia di abbassare drasticamente il livello di questo elemento nell’acqua. Siamo arrivati al 2010 e quel che sappiamo dire è solo che il problema non è poi così importante.

Tra l’altro la possibilità di dearsenificare le acque c’è.
Si e l’Italia ha a disposizione tecnologie che esporta in tutto il mondo. Non si capisce perché i cittadini italiani debbano essere esposti come cavie a questi quantitativi. A fronte di tante spese inutili e di opere che devastano salute e ambiente, un intervento del genere è prioritario. Bisogna finanziarlo e realizzarlo subito.

Cosa ne pensa della decisione del ministro Fazio di tornare in sede europea per chiedere nuove deroghe, stavolta per 20 microgrammi per litro anziché 50?
La considero una decisione estremamente grave, soprattutto a fronte del fatto che il ministero avrebbe dovuto intervenire già da tempo per assicurarsi che le Regioni, gli Ato e le varie segreterie tecniche istitute ad hoc lavorassero per rendere le acque sicure. Anziché risolvere il problema una volta per tutte, in Italia ci si affanna per ottenere ulteriori deroghe, mentre rimane ancora da capire cosa sia stato fatto finora in concreto per adeguarsi alle direttive comunitarie e proteggere la salute delle persone.

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