mercoledì 20 marzo 2013

Pubblichiamo una interessante intervista rilasciata a tusciaweb da Giulia Arcangeli della direzione Provinciale del PD


“La gestione della segreteria provinciale? Mediocre”.
Non ha freni Giulia“La gestione della segreteria provinciale? Mediocre”.
Non ha freni Giulia Arcangeli. Il membro della direzione provinciale del Pd punta il dito contro i vertici del partito colpevoli di non essersi messi in discussione dopo quello che definisce un “risultato elettorale deludente”. Per la Arcangeli, è inaccettabile che gli alti dirigenti continuino a snobbare le esigenze di cambiamento avvertite dagli elettori che chiedono di smetterla con le vecchie logiche di partito.
Un esempio? La candidatura di Michelini che per il membro della direzione non è che un’operazione di facciata per far sì che a prevalere siano sempre i soliti. La Arcangeli sostiene infine che, se non si cambierà registro, il Pd è destinato a finire su un binario morto.
Fa parte della direzione provinciale del Pd. Nel corso della riunione di sabato 16 marzo come valuta che il vice segretario Alessandro Dinelli abbia chiesto alla segreteria di presentarsi dimissionaria?
“E’ una scelta che ha sicuramente un senso – dice Arcangeli -. L’avrei trovata più coerente, però, se lui, in quell’occasione, le avesse già rassegnate. Alla luce dei deludenti risultati elettorali, era necessario che qualcuno si assumesse delle responsabilità che, seppur non direttamente attribuibili, lo sono per il ruolo che si ricopre. Andava fatta più autocritica”.
Parla di risultato elettorale deludente. Si spieghi.
“Dal 2008 al 2013 siamo passati a essere l’ultima provincia del Lazio come percentuali di voti per il Pd. Pur avendo un folto gruppo di parlamentari, che con questo sistema elettorale si sarebbero trovati sicuramente eletti, questo non ha fatto da traino, ma anzi almeno per alcuni nomi e per come sono venuti fuori, ha funzionato da freno”.
A chi si riferisce?
“A Fioroni e Sposetti che ci siamo ritrovati nelle liste in posizione eleggibile, senza che avessero partecipato alle primarie e senza una discussione interna al partito provinciale. Questo, per me, ha penalizzato molto il risultato, perché è evidente che l’elettorato ci chiedeva cose diverse. Ho sperato fino all’ultimo che Viterbo fosse un caso isolato, un’isola infelice. Invece, il partito anche nelle altre realtà nazionali ha fatto la scelta di calare nomi dall’alto. Dovevamo solo segnare a porta vuota contro una squadra che era andata al bar a prendere il caffè e invece siamo riusciti a sbagliare. Di questo qualcuno deve assumersi le proprie responsabilità, prima di tutto i vertici del partito”.
E quale segnale lanciare secondo lei?
“Per esempio, rassegnare le dimissioni o rimettere in discussione la leadership del partito potevano essere due gesti significativi. In questo Zingaretti, che ci ha portato l’unico risultato positivo, ha avuto una presa di posizione netta sostenendo di non volere intromissioni dello schieramento nelle sue scelte. Gli elettori volevano questo e il fatto che persone che fanno politica da sempre non lo abbiano capito è un errore grave. E’ impensabile, poi, che in tutte le manifestazioni della vita umana chi sbaglia paga e che lo stesso non debba accadere in politica. E’ naturale poi che i cittadini si allontanino da questa dimensione”.
Le dimissioni della segreteria, per lei, saranno utili a pochi giorni dalle primarie del centrosinistra?
“Il tema delle dimissioni è solo per far capire che si deve cambiare registro. Per me il discorso è un altro, nel senso che i dirigenti del partito, sia quelli della segreteria provinciale che quelli romani, devono rendersi conto che è necessario un cambio di marcia oppure il partito, che per esempio con Veltroni ha ottenuto notevoli consensi in un periodo della politica italiana peggiore di questo, è destinato a finire su un binario morto”.
Bersani ha lanciato un segnale con la candidatura di Laura Boldrini alla presidenza della Camera e Pietro Grasso al Senato, perché entrambi sono figure che vanno al di là dei partiti di riferimento e che rappresentano. Gesti di rinnovamento che a Viterbo, invece, non sembrano essere colti…
“E’ evidente la ventata di aria fresca che c’è stata nel paese e il modo in cui queste due elezioni sono state percepite da tutti lo dimostra. Sono un ingegnere, ma, da appassionata di politica e che per un po’ l’ha anche fatta, non capisco come i dirigenti e chi sta sempre nelle stanze dei bottoni non avvertano l’umore dei cittadini. Questo, secondo me, è imperdonabile. L’amministratore delegato di una grande azienda, quando c’è un problema e anche se non ne è direttamente responsabile, si dimette o viene rimosso. Il segretario provinciale del partito doveva lanciare un segnale di questo tipo. E’ l’atteggiamento che non funziona e che ancora una volta sarà punito dagli elettori se non si cambia”.
Sembra parlare di una vera e propria debacle del partito…
“In politica parlano i numeri. Dal 2008 abbiamo perso il 37% dei voti”.
Il Pd a Viterbo città è riuscito a perdere nonostante il traino di Zingaretti, il fatto che si scontrasse con, Storace,  leader della Destra che è comunque un partito piccolo nella coalizione, e che lo stesso Pdl locale non abbia fatto campagna elettorale. Perché secondo lei?
“Ha pagato il fatto che tra i candidati dei due partiti maggiori che sostenevano Zingaretti, Pd e Sel, c’era solo un viterbese doc e cioè Francesco Berni che è un ragazzo molto in gamba, ma che di fatto rappresenta uno schieramento con un consenso molto basso. Era importante che il Pd investisse più su un nome viterbese, visto che alle regionali si possono esprimere le preferenze. Invece lo fa poco e anche per i candidati alle politiche, è accaduto lo stesso considerando che Mazzoli fino a poco fa viveva a Frosinone e che Fioroni, ormai, viaggia su altri livelli… Per questo il partito non ha abbastanza capacità di attrazione verso l’elettorato di Viterbo che è sicuramente moderato”.
Il 7 aprile si vota per le primarie del centrosinistra.
“Sono uno strumento importante nel quale credo davvero. Spero possano migliorarsi, raggiungendo il senso che hanno negli Stati Uniti. Sono un momento di confronto per scaldare i motori in vista delle vere competizioni elettorali e vanno prese con lo spirito sportivo di una gara interna che non è però quella principale. Io ho scelto di appoggiare Raffaella Valeri”.
La Valeri è appoggiata da Sel. C’è chi la critica, dicendo che lei voglia passare a questo schieramento, come risponde?
“Sono stata accusata di essere una dirigente del Pd e di sostenere una candidata di Sel. Di fatto però Raffaella Valeri non ha la tessera di nessun partito, men che meno di Sel che ha deciso solo di appoggiarla. Sono democratica e faccio parte del Pd, proprio per questo, provo ancora più rabbia che il mio schieramento abbia delle risorse immense e che allo stesso tempo riesca a dissiparle come è successo per le recenti elezioni. Se un giorno dovrò passare a Sel, non avrò problemi a dirlo pubblicamente”.
Cosa pensa, invece, degli altri due candidati, Francesco Serra e Leonardo Michelini?
“Serra è una buona candidatura che ha un senso politico anche per il suo impegno negli anni all’interno de consiglio comunale. Lo stimo molto e con lui ho condiviso diverse esperienze. Quella di Michelini, che stimo come persona e collega, visto che entrambi siamo ingegneri, è venuta fuori nel peggior modo possibile”.
Cosa vuole dire?
“Che è stata decisa da alcuni personaggi a Roma e catapultata qui, spacciandola per una candidatura della società civile, quando, anche a livello mediatico, è chiaro a tutti che è stata imposta dall’alto”.
Dall’alto… e cioè?“Da Fioroni, Sposetti e Gigli – afferma -. Il senso, probabilmente, era quello di cercare un candidato moderato da rendere appetibile agli elettori di centrodestra e a quelli moderati che a Viterbo sono la maggioranza. Dietro questa operazione, però, molti hanno percepito una certa arroganza e supponenza e per me è stato un errore politico. Fossi in Michelini, prenderei le distanze il prima possibile, anche se ormai è troppo tardi. E’ inoltre discutibile il riposizionamento di alcuni personaggi di centrodestra che abbandonano la loro nave, che sta affondando, per salire su un’altra. Dare più valore a queste manovre politiche e presentarle come opportunità per il Pd, e in generale per la coalizione, lo trovo un limite”.
Il fatto che la candidatura di Michelini sia imposta, presuppone una sua vittoria scontata, per cui le primarie sono inutili?
“Le primarie sono comunque utili – precisa -. Io mi sto impegnando nel comitato di Raffaella Valeri con persone che hanno una loro idea di città e che la vogliono esprimere. Momenti di discussione che sono possibili proprio perché ci stanno le primarie che quindi sono un passaggio importante. Serve mantenere comunque il rispetto soprattutto per gli altri candidati che non sono avversari, ma che poi dovranno portare il vincitore. Ho sentito dire alcuni dei sostenitori di Michelini che verranno braccianti agricoli e orde di gente a votare, rendendo quasi inutile questa competizione. Certe dichiarazioni, che vengono fatte in maniera più o meno ufficiale, le trovo un errore madornale. Gigantesco – ribadisce per rafforzare il concetto -. Le primarie servono a chi si sente più forte per far scaldare il motore anche agli altri e porli nella condizione di correre tutti insieme in un secondo momento. Il centrosinistra per  vincere la città ha bisogno di forze v ere, della coalizione, e non di quelle dei moderati o del centrodestra ai quali si ammicca perché si crede siano le uniche a determinare il risultato”.
Se dovesse definire con un aggettivo la gestione segreteria provinciale, quale userebbe?“Mediocre – conclude -. Il Pd ha perso un’ondata di voti rispetto alle previsioni e al dopo elezioni era necessario fare un esame di coscienza, mettendosi in discussione. Questo, non solo non è stato fatto, ma si continua a non farlo. Un atteggiamento del genere è imperdonabile. Ripeto, non ammettere i propri errori è inaccettabile”.
Paola Pierdomeni Arcangeli. Il membro della direzione provinciale del Pd punta il dito contro i vertici del partito colpevoli di non essersi messi in discussione dopo quello che definisce un “risultato elettorale deludente”. Per la Arcangeli, è inaccettabile che gli alti dirigenti continuino a snobbare le esigenze di cambiamento avvertite dagli elettori che chiedono di smetterla con le vecchie logiche di partito.
Un esempio? La candidatura di Michelini che per il membro della direzione non è che un’operazione di facciata per far sì che a prevalere siano sempre i soliti. La Arcangeli sostiene infine che, se non si cambierà registro, il Pd è destinato a finire su un binario morto.
Fa parte della direzione provinciale del Pd. Nel corso della riunione di sabato 16 marzo come valuta che il vice segretario Alessandro Dinelli abbia chiesto alla segreteria di presentarsi dimissionaria?
“E’ una scelta che ha sicuramente un senso – dice Arcangeli -. L’avrei trovata più coerente, però, se lui, in quell’occasione, le avesse già rassegnate. Alla luce dei deludenti risultati elettorali, era necessario che qualcuno si assumesse delle responsabilità che, seppur non direttamente attribuibili, lo sono per il ruolo che si ricopre. Andava fatta più autocritica”.
Parla di risultato elettorale deludente. Si spieghi.
“Dal 2008 al 2013 siamo passati a essere l’ultima provincia del Lazio come percentuali di voti per il Pd. Pur avendo un folto gruppo di parlamentari, che con questo sistema elettorale si sarebbero trovati sicuramente eletti, questo non ha fatto da traino, ma anzi almeno per alcuni nomi e per come sono venuti fuori, ha funzionato da freno”.
A chi si riferisce?
“A Fioroni e Sposetti che ci siamo ritrovati nelle liste in posizione eleggibile, senza che avessero partecipato alle primarie e senza una discussione interna al partito provinciale. Questo, per me, ha penalizzato molto il risultato, perché è evidente che l’elettorato ci chiedeva cose diverse. Ho sperato fino all’ultimo che Viterbo fosse un caso isolato, un’isola infelice. Invece, il partito anche nelle altre realtà nazionali ha fatto la scelta di calare nomi dall’alto. Dovevamo solo segnare a porta vuota contro una squadra che era andata al bar a prendere il caffè e invece siamo riusciti a sbagliare. Di questo qualcuno deve assumersi le proprie responsabilità, prima di tutto i vertici del partito”.
E quale segnale lanciare secondo lei?
“Per esempio, rassegnare le dimissioni o rimettere in discussione la leadership del partito potevano essere due gesti significativi. In questo Zingaretti, che ci ha portato l’unico risultato positivo, ha avuto una presa di posizione netta sostenendo di non volere intromissioni dello schieramento nelle sue scelte. Gli elettori volevano questo e il fatto che persone che fanno politica da sempre non lo abbiano capito è un errore grave. E’ impensabile, poi, che in tutte le manifestazioni della vita umana chi sbaglia paga e che lo stesso non debba accadere in politica. E’ naturale poi che i cittadini si allontanino da questa dimensione”.
Le dimissioni della segreteria, per lei, saranno utili a pochi giorni dalle primarie del centrosinistra?
“Il tema delle dimissioni è solo per far capire che si deve cambiare registro. Per me il discorso è un altro, nel senso che i dirigenti del partito, sia quelli della segreteria provinciale che quelli romani, devono rendersi conto che è necessario un cambio di marcia oppure il partito, che per esempio con Veltroni ha ottenuto notevoli consensi in un periodo della politica italiana peggiore di questo, è destinato a finire su un binario morto”.
Bersani ha lanciato un segnale con la candidatura di Laura Boldrini alla presidenza della Camera e Pietro Grasso al Senato, perché entrambi sono figure che vanno al di là dei partiti di riferimento e che rappresentano. Gesti di rinnovamento che a Viterbo, invece, non sembrano essere colti…
“E’ evidente la ventata di aria fresca che c’è stata nel paese e il modo in cui queste due elezioni sono state percepite da tutti lo dimostra. Sono un ingegnere, ma, da appassionata di politica e che per un po’ l’ha anche fatta, non capisco come i dirigenti e chi sta sempre nelle stanze dei bottoni non avvertano l’umore dei cittadini. Questo, secondo me, è imperdonabile. L’amministratore delegato di una grande azienda, quando c’è un problema e anche se non ne è direttamente responsabile, si dimette o viene rimosso. Il segretario provinciale del partito doveva lanciare un segnale di questo tipo. E’ l’atteggiamento che non funziona e che ancora una volta sarà punito dagli elettori se non si cambia”.
Sembra parlare di una vera e propria debacle del partito…
“In politica parlano i numeri. Dal 2008 abbiamo perso il 37% dei voti”.
Il Pd a Viterbo città è riuscito a perdere nonostante il traino di Zingaretti, il fatto che si scontrasse con, Storace,  leader della Destra che è comunque un partito piccolo nella coalizione, e che lo stesso Pdl locale non abbia fatto campagna elettorale. Perché secondo lei?
“Ha pagato il fatto che tra i candidati dei due partiti maggiori che sostenevano Zingaretti, Pd e Sel, c’era solo un viterbese doc e cioè Francesco Berni che è un ragazzo molto in gamba, ma che di fatto rappresenta uno schieramento con un consenso molto basso. Era importante che il Pd investisse più su un nome viterbese, visto che alle regionali si possono esprimere le preferenze. Invece lo fa poco e anche per i candidati alle politiche, è accaduto lo stesso considerando che Mazzoli fino a poco fa viveva a Frosinone e che Fioroni, ormai, viaggia su altri livelli… Per questo il partito non ha abbastanza capacità di attrazione verso l’elettorato di Viterbo che è sicuramente moderato”.
Il 7 aprile si vota per le primarie del centrosinistra.
“Sono uno strumento importante nel quale credo davvero. Spero possano migliorarsi, raggiungendo il senso che hanno negli Stati Uniti. Sono un momento di confronto per scaldare i motori in vista delle vere competizioni elettorali e vanno prese con lo spirito sportivo di una gara interna che non è però quella principale. Io ho scelto di appoggiare Raffaella Valeri”.
La Valeri è appoggiata da Sel. C’è chi la critica, dicendo che lei voglia passare a questo schieramento, come risponde?
“Sono stata accusata di essere una dirigente del Pd e di sostenere una candidata di Sel. Di fatto però Raffaella Valeri non ha la tessera di nessun partito, men che meno di Sel che ha deciso solo di appoggiarla. Sono democratica e faccio parte del Pd, proprio per questo, provo ancora più rabbia che il mio schieramento abbia delle risorse immense e che allo stesso tempo riesca a dissiparle come è successo per le recenti elezioni. Se un giorno dovrò passare a Sel, non avrò problemi a dirlo pubblicamente”.
Cosa pensa, invece, degli altri due candidati, Francesco Serra e Leonardo Michelini?
“Serra è una buona candidatura che ha un senso politico anche per il suo impegno negli anni all’interno de consiglio comunale. Lo stimo molto e con lui ho condiviso diverse esperienze. Quella di Michelini, che stimo come persona e collega, visto che entrambi siamo ingegneri, è venuta fuori nel peggior modo possibile”.
Cosa vuole dire?
“Che è stata decisa da alcuni personaggi a Roma e catapultata qui, spacciandola per una candidatura della società civile, quando, anche a livello mediatico, è chiaro a tutti che è stata imposta dall’alto”.
Dall’alto… e cioè?“Da Fioroni, Sposetti e Gigli – afferma -. Il senso, probabilmente, era quello di cercare un candidato moderato da rendere appetibile agli elettori di centrodestra e a quelli moderati che a Viterbo sono la maggioranza. Dietro questa operazione, però, molti hanno percepito una certa arroganza e supponenza e per me è stato un errore politico. Fossi in Michelini, prenderei le distanze il prima possibile, anche se ormai è troppo tardi. E’ inoltre discutibile il riposizionamento di alcuni personaggi di centrodestra che abbandonano la loro nave, che sta affondando, per salire su un’altra. Dare più valore a queste manovre politiche e presentarle come opportunità per il Pd, e in generale per la coalizione, lo trovo un limite”.
Il fatto che la candidatura di Michelini sia imposta, presuppone una sua vittoria scontata, per cui le primarie sono inutili?
“Le primarie sono comunque utili – precisa -. Io mi sto impegnando nel comitato di Raffaella Valeri con persone che hanno una loro idea di città e che la vogliono esprimere. Momenti di discussione che sono possibili proprio perché ci stanno le primarie che quindi sono un passaggio importante. Serve mantenere comunque il rispetto soprattutto per gli altri candidati che non sono avversari, ma che poi dovranno portare il vincitore. Ho sentito dire alcuni dei sostenitori di Michelini che verranno braccianti agricoli e orde di gente a votare, rendendo quasi inutile questa competizione. Certe dichiarazioni, che vengono fatte in maniera più o meno ufficiale, le trovo un errore madornale. Gigantesco – ribadisce per rafforzare il concetto -. Le primarie servono a chi si sente più forte per far scaldare il motore anche agli altri e porli nella condizione di correre tutti insieme in un secondo momento. Il centrosinistra per  vincere la città ha bisogno di forze v ere, della coalizione, e non di quelle dei moderati o del centrodestra ai quali si ammicca perché si crede siano le uniche a determinare il risultato”.
Se dovesse definire con un aggettivo la gestione segreteria provinciale, quale userebbe?“Mediocre – conclude -. Il Pd ha perso un’ondata di voti rispetto alle previsioni e al dopo elezioni era necessario fare un esame di coscienza, mettendosi in discussione. Questo, non solo non è stato fatto, ma si continua a non farlo. Un atteggiamento del genere è imperdonabile. Ripeto, non ammettere i propri errori è inaccettabile”.
Paola Pierdomenico

Nessun commento:

Posta un commento